Cosa accade quando si muore? (+ analisi di concetti errati)
- taniavideotdg
- 21 ott 2015
- Tempo di lettura: 9 min
Buon giorno a tutti,
scusate per l'assenza ma ho lavorato molto all'intervento che state per leggere, tante ricerche e tanti spunti. Ci tengo particolarmente a questo post per due motivi, perchè a breve ci sarà la festa dei morti e perchè ho fatto il post paradiso o inferno e quindi per "completare" l'argomento volevo fare questo post.
Iniziamo subito con alcune scritture e poi le argomentiamo (per chi avesse visto il video sul mio canale youtube alcune cose scritte saranno simili, ma ovviamente qui le tratto in modo più esaustivo, cosa che non posso fare in due minuti e mezzo di video).
Ecclesiaste 9:5 dice "Poiché i viventi sono consci che moriranno; ma in quanto ai morti, non sono consci di nulla, né hanno più alcun salario, perché il ricordo d’essi è stato dimenticato.
Ecclesiaste 9:10 "Tutto ciò che la tua mano trova da fare, fallo con la tua medesima potenza, poiché non c’è lavoro né disegno né conoscenza né sapienza nello Sceol, il luogo al quale vai."
Che cos’è lo Sceol? È la comune tomba del genere umano dove vanno le persone quando muoiono. Nella tomba i morti sono completamente inattivi, non si muovono, non provano nessuna sensazione, non pensano. Lo stato in cui si trovano si può paragonare a un sonno profondo. Perciò la Bibbia fa capire che Dio non ci porta via i nostri cari morti perché stiano con lui in cielo. A causa della morte rimangono senza vita nella tomba. Gesù confermò questa verità dopo che il suo amico Lazzaro era morto. Paragonò la morte al sonno. Se Lazzaro fosse andato in cielo per stare con l’Onnipotente Dio, Gesù non avrebbe compiuto un atto di benignità riportandolo sulla terra dove infine sarebbe morto di nuovo. Il racconto ispirato afferma che mentre si trovava nel luogo di sepoltura Gesù disse ad alta voce: “Lazzaro, vieni fuori!” Proseguendo la Bibbia dice: “L’uomo che era stato morto venne fuori”. Lazzaro ricominciò a vivere. Gesù sapeva che Lazzaro non aveva mai lasciato la terra. Era rimasto senza vita nella tomba (espisodio riportato in Giovanni 11:11-14, 34, 38-44). Questo episodio narrato nella Bibbia ci aiuta a capire che la morte non è un mezzo impiegato da Dio per trasferire gli esseri umani dalla terra al cielo. Quindi possiamo avvicinarci a Dio, sapendo che non è lui a causare la nostra tristezza. Possiamo anche aver fiducia che comprende perfettamente il dolore e il danno che la nemica morte ci causa. E l’insegnamento biblico riguardo alla condizione dei morti dimostra che i morti non soffrono nel fuoco dell’inferno o nel purgatorio ma sono senza vita nella tomba. Perciò il ricordo dei nostri cari non dev’essere rovinato da un senso di repulsione verso Dio o dalla paura dell’ignoto. Nella Bibbia, inoltre, Dio ci dà ulteriore conforto.
Salmo 146:4 dice: "Il suo spirito se ne esce, egli torna al suo suolo; In quel giorno periscono in effetti i suoi pensieri."
Significa questo che uno spirito liberato dal corpo se ne vada letteralmente e continui a vivere dopo la morte della persona? Non è possibile, perché il salmista prosegue: “In quel giorno periscono in effetti i suoi pensieri”. Cos’è dunque lo spirito, e come “esce” dalla persona al momento della morte? Nella Bibbia le parole tradotte “spirito” (ebraico: rùach; greco: pnèuma) fondamentalmente significano “alito” o “respiro”. Quindi, anziché dire “il suo spirito se ne esce”, la Nuova Riveduta usa la frase “il suo fiato se ne va”. (Salmo 146:4) Ma la parola “spirito” implica molto più dell’atto di respirare. Per esempio, nel descrivere la distruzione della vita umana e animale al tempo del Diluvio universale, Genesi 7:22 dice: “Tutto ciò nelle cui narici era attivo l’alito della forza [o, dello spirito; ebraico: rùach] della vita, cioè tutto ciò che era sul suolo asciutto, morì”. Perciò “spirito” può riferirsi alla forza vitale che è attiva in ogni creatura vivente, sia umana che animale, e che è sostenuta dalla respirazione.
Lo “spirito” che lascia gli esseri umani alla morte è la forza vitale che proviene dal Creatore. (Salmo 36:9; Atti 17:28) Questa forza vitale non ha nessuna delle caratteristiche della creatura che anima, come l’elettricità non assume le caratteristiche dell’apparecchio che fa funzionare. Quando uno muore, lo spirito (forza vitale) cessa di animare le cellule, proprio come una lampadina si spegne se viene tolta la corrente. Quando la forza vitale smette di sostenere il corpo umano, l’uomo — l’anima — muore.
Secondo la Bibbia, che cos’è la morte? È interessante notare la corrispondenza di queste informazioni bibliche con le cognizioni scientifiche su come avviene la morte. Negli esseri umani per esempio, quando il cuore smette di battere, il sangue non porta più il nutrimento e l’ossigeno (ottenuto respirando) ai miliardi di cellule del corpo. Tuttavia un’enciclopedia fa notare: “La persona il cui cuore e i cui polmoni cessano di funzionare può essere considerata clinicamente morta, anche se la morte biologica può non essere ancora avvenuta. Le singole cellule del corpo continuano a vivere per diversi minuti. Se il cuore e i polmoni ricominciano a funzionare e forniscono alle cellule l’ossigeno necessario, la persona può essere rianimata. Dopo circa tre minuti le cellule cerebrali — le più sensibili alla mancanza di ossigeno — cominciano a morire. Ben presto sopraggiunge la morte senza alcuna possibilità di rianimazione. Gradatamente muoiono anche le altre cellule del corpo. Le ultime a morire sono le cellule delle ossa, dei capelli e della pelle, che possono sopravvivere per diverse ore”. (The World Book Encyclopedia, 1987, vol. 5, p. 52b) Quindi anche se è evidente che la respirazione e il sangue hanno molta importanza nel mantenere la forza vitale (rùach chaiyìm) nelle cellule del corpo, è pure chiaro che la morte di cui si parla nelle Scritture non è provocata soltanto dalla cessazione della respirazione e della pulsazione cardiaca ma anche dalla scomparsa della forza vitale o spirito dalle cellule del corpo
Salmo 104:29 dice " Se nascondi la tua faccia, si turbano.Se togli il loro spirito, spirano,E tornano alla loro polvere".
Personalmente dopo la morte di un mio carissimo amico il prete mi disse che era volere di Dio eprchè lo voleva vicino a sè, io rimasi di stucco, purtroppo queste frasi vengono dette anche ai genitori quando perdono il loro bambin, poi è normale che le persone odiano Dio, perchè un Dio di amore non farebbe queste cose no?
Esaminiamo solo alcune delle cose che dicono ma che non sono vere...
- Dio fa morire le persone per averle con sé.
Molte religioni insegnano riguardo alla morte, che Dio porta via le persone per averle vicine. Il Creatore è proprio così crudele da infliggerci la morte, sapendo che questo ci spezza il cuore? No, non l’Iddio della Bibbia. Secondo 1 Giovanni 4:8, “Dio è amore”. Si noti che non dice che Dio ha amore o che Dio è amorevole, ma che Dio è amore.
L’amore di Dio è così intenso, così puro, così perfetto, permea così completamente la sua personalità e le sue azioni che si può giustamente parlare di lui come della personificazione stessa dell’amore. Non è un Dio che fa morire le persone per averle vicine. La Bibbia, d’altra parte, ci dice che i morti sono inconsci; sono in una condizione molto simile al sonno. (Ecclesiaste 9:5, 10; Giovanni 11:11-14) Pertanto non dobbiamo preoccuparci di quello che ci accade dopo la morte, più di quanto non ci preoccupiamo quando vediamo qualcuno dormire sodo. Gesù parlò del tempo in cui “tutti quelli che sono nelle tombe commemorative” ne sarebbero ‘venuti fuori’ per iniziare una nuova vita su una terra paradisiaca. — Giovanni 5:28, 29; Luca 23:43.
- La morte è la fine naturale della vita.
“La morte . . . è parte integrante della vita”, dice un libro. (Death—The Final Stage of Growth) Commenti del genere rispecchiano la convinzione che la morte sia una cosa normale, la fine naturale di tutti gli organismi viventi. A sua volta questa convinzione ha incoraggiato molti ad adottare una filosofia nichilista e ad essere opportunisti. Ma la morte è veramente la fine naturale della vita? Non tutti i ricercatori la pensano così. Per esempio, Calvin Harley, un biologo che si occupa di gerontologia, in un’intervista ha detto di non credere che gli esseri umani “siano stati programmati per morire”.
L’immunologo William Clark ha osservato: “La definizione di vita non presuppone necessariamente la morte”. E Seymour Benzer, del California Institute of Technology, fa questa riflessione: “L’invecchiamento si può paragonare non a un orologio ma a una sceneggiatura, che possiamo sperare di cambiare”. Quando studiano il corpo umano gli scienziati rimangono perplessi. Riscontrano che siamo dotati di risorse e capacità che superano di gran lunga i bisogni di una vita della durata di 70-80 anni. Ad esempio gli scienziati hanno riscontrato che il cervello umano ha un’immensa capacità di memoria. Un ricercatore ha calcolato che il nostro cervello può contenere una quantità di informazioni tale che “riempirebbe venti milioni di libri, quanti ve ne sono nelle più grandi biblioteche del mondo”. Alcuni neurobiologi pensano che nell’arco di una vita media una persona utilizzi solo un centesimo dell’1 per cento (1 parte su 10.000) del suo potenziale cerebrale. È appropriato chiedere: ‘Perché abbiamo un cervello così capiente quando in una vita normale ne usiamo solo una piccolissima parte?’
Considerate anche il modo innaturale in cui gli esseri umani reagiscono alla morte. Per la maggioranza delle persone, la morte del coniuge o di un figlio può essere l’esperienza più sconvolgente della vita. Spesso dopo la morte di una persona cara si rimane emotivamente turbati per molto tempo. Anche chi afferma che la morte sia naturale per gli esseri umani trova difficile accettare l’idea che la propria morte significhi la fine di tutto. Secondo un periodico, un “comune presupposto degli esperti [è] che tutti vogliono vivere il più a lungo possibile”. — British Medical Journal . Se si pensa alla generale reazione dell’uomo alla morte, alla sua sorprendente capacità di ricordare e imparare e al suo profondo desiderio di eternità, non è chiaro che è stato fatto per vivere? In realtà Dio ha creato gli esseri umani non con la prospettiva di morire ma di vivere a tempo indefinito. Notate che tipo di futuro Dio pose davanti alla prima coppia umana: “Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra e soggiogatela, e tenete sottoposti i pesci del mare e le creature volatili dei cieli e ogni creatura vivente che si muove sopra la terra”. (Genesi 1:28) Che futuro meraviglioso e duraturo!
-Dio prende i bambini per farne degli angeli.
Elisabeth Kübler-Ross, che ha studiato malati terminali, ha menzionato un’altra opinione comune fra le persone religiose. Descrivendo un episodio realmente accaduto ha affermato che era “irragionevole dire a una bambina piccola cui era morto il fratellino, che Dio amava tanto i ragazzini che aveva portato il piccolo Giovanni in cielo”.
Un’affermazione del genere mette Dio in cattiva luce e non rispecchia la sua personalità e il suo modo d’agire.
La dott. Kübler-Ross ha continuato: “Quando quella bambina crebbe e divenne una donna, non superò mai la collera verso Dio, il che si tramutò in una depressione psichica quando, trenta anni dopo, perse il suo bambino”.Perché Dio porterebbe via un bambino per avere un altro angelo, come se ne avesse più bisogno lui dei suoi genitori? Se fosse vero che porta via i bambini, non sarebbe un Creatore egoista e privo di amore? Contrariamente a tale opinione, la Bibbia dice: “L’amore è da Dio”. (1 Giovanni 4:7) Perché allora i bambini muoiono? Parte della risposta della Bibbia è riportata in Ecclesiaste 9:11: “Il tempo e l’avvenimento imprevisto capitano a tutti loro”. E Salmo 51:5 ci dice che siamo tutti imperfetti e peccatori dal momento del concepimento, e ora l’eventualità per tutti gli uomini è la morte per le cause più svariate.
A volte la morte colpisce il nascituro, e di conseguenza il bambino nasce morto.
In altri casi i bambini sono vittime di circostanze tragiche o muoiono in seguito a incidenti. Dio non è responsabile di tali cose.
- La morte significa la fine permanente della nostra esistenza.
Quando moriamo, cessiamo di esistere, ma questo non vuol dire necessariamente che tutto finisca. Il fedele Giobbe sapeva che alla morte sarebbe andato nella tomba, nello Sceol. Ma notate la preghiera che rivolse a Dio: “Oh mi nascondessi tu nello Sceol, mi tenessi celato finché si ritragga la tua ira, mi stabilissi un limite di tempo e ti ricordassi di me! Se un uomo robusto muore, può egli tornare a vivere? . . . Tu chiamerai, e io stesso ti risponderò”. — Giobbe 14:13-15.
Giobbe credeva che se fosse stato fedele fino alla morte, Dio si sarebbe ricordato di lui e a suo tempo lo avrebbe risuscitato. Questo credevano tutti i servitori di Dio dei tempi antichi.
Gesù stesso confermò tale speranza e mostrò che Dio si sarebbe servito di lui per destare i morti. Infatti fece questa promessa: “L’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la [voce di Gesù] e ne verranno fuori, quelli che hanno fatto cose buone a una risurrezione di vita, quelli che hanno praticato cose vili a una risurrezione di giudizio”. — Giovanni 5:28, 29.
Nella Bibbia leggiamo: “Udii un’alta voce dal trono dire: ‘Ecco, la tenda di Dio è col genere umano ed egli risiederà con loro, ed essi saranno suoi popoli. E Dio stesso sarà con loro. Ed egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più, né ci sarà più cordoglio né grido né dolore. Le cose precedenti sono passate’”. — Rivelazione 21:3, 4.
Spero di aver concluso questo argomento in modo esaustivo, vi auguro una buona giornata e ci vediamo al prossimo post.
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