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Nuova rubrica... Esaminiamo i personaggi biblici

  • Immagine del redattore: taniavideotdg
    taniavideotdg
  • 20 nov 2015
  • Tempo di lettura: 6 min

Buon giorno a tutti,

oggi mi è venuta un'idea e spero vi piaccia!

Nella Bibbia ci sono tantissimi personaggi biblici e ho pensato di fare un piccolo riassunto per qualche personaggio biblico.

Sono davvero tanti quindi non credo di riuscire a farli tutti, ma ce ne sono molti poco conosciuti e altri conosciuti dei quali magari non ci si sofferma su certe caratteristiche.

Farò anche dei piccoli video sul mio canale Youtube senza trascurare ovviamente la rubrica Caso o Creazione che io adoro e tutti i vari post che fanno ragionare.

Comunque...iniziamo subito con il primo esempio positivo che la Bibbia ci racconta ed è Abele!

La bibbia di lui dice "Egli benchè morto, parla ancora" (Luca 11:4).

Secondo figlio di Adamo ed Eva e primo uomo di fede menzionato nella Bibbia. Abele dimostrò di voler ricevere il favore di Dio offrendo un sacrificio a lui accetto. Anche se nella Bibbia non è riportato nulla di ciò che disse Abele, il suo comportamento e la sua fede sono un modello.

Abele nacque agli albori della storia umana. Gesù mise in relazione Abele con la “fondazione del mondo”. Parlando di “mondo”, Gesù si riferiva a quanto pare a quelli che possono ottenere la redenzione dal peccato. Pur essendo il quarto essere umano sulla terra, Abele fu a quanto sembra il primo che Dio considerò degno di redenzione. Se ne deduce che era cresciuto in un contesto tutt’altro che ideale.

Nella Genesi vediamo che l’umanità era appena agli inizi della sua storia e già si ritrovava a portare un pesante fardello. I genitori di Abele, Adamo ed Eva, dovevano essere belli e dinamici. Ma avevano commesso un enorme passo falso, e ne erano consapevoli. Un tempo erano stati perfetti, con la prospettiva di vivere per sempre. Poi si erano ribellati a Geova Dio ed erano stati espulsi dalla loro dimora paradisiaca nel giardino di Eden. Anteponendo i loro desideri a qualunque altra cosa, e senza pensare minimamente alla loro progenie, avevano perso la perfezione e la vita eterna.

Adamo ed Eva misero al mondo due figli il primogenito Caino e il secondo Abele.

Man mano che i ragazzi crescevano, Adamo avrà insegnato loro a lavorare per provvedere alla famiglia. Caino diventò agricoltore, Abele pastore.

Abele, però, fece qualcosa di molto più importante. Nel corso degli anni imparò ad avere fede, la splendida virtù di cui in seguito avrebbe parlato Paolo. Ma riflettete: tra gli esseri umani non c’era un modello a cui Abele potesse ispirarsi. Come imparò, allora, ad avere fede in Geova Dio? Analizziamo tre validi elementi sui quali probabilmente si poggiava la sua fede.

1. Dalla creazione E' vero che per via della maledizione pronunciata da Geova il suolo produceva, a discapito dell’agricoltura, spine e triboli. Ma è anche vero che la terra dava alla famiglia di Abele cibo in abbondanza. Inoltre non era stata lanciata alcuna maledizione sugli animali, uccelli e pesci inclusi, né sulle montagne, sui laghi, sui fiumi e i mari, né tanto meno sul cielo, sulle nuvole, il sole, la luna e le stelle. Ovunque rivolgesse lo sguardo, Abele trovava conferme della profondità dell’amore, della sapienza e della bontà di Geova Dio, il Creatore di tutte le cose. (Leggi Romani 1:20.) Senza dubbio riflettere su tutto ciò con un senso di riconoscenza consolidava la sua fede.

2. Le promesse di Dio

Adamo ed Eva avranno raccontato ai loro figli gli eventi che avevano portato alla loro espulsione dal giardino di Eden. Abele aveva quindi molto su cui riflettere.

Geova aveva detto che il suolo sarebbe stato maledetto. Vedendo le spine e i triboli, Abele era testimone dell’adempimento di quelle parole. Geova aveva anche predetto che Eva avrebbe avuto gravidanze e parti sofferti. Alla nascita dei suoi fratellini, Abele vedeva adempiersi anche queste parole. Geova aveva previsto che Eva avrebbe desiderato l’amore e le attenzioni del marito in modo eccessivo e che dal canto suo Adamo l’avrebbe dominata. Abele vedeva questa triste realtà palesarsi sotto i suoi occhi. In definitiva, si rese conto che si può avere assoluta fiducia in quello che dice Geova. Pertanto aveva valide ragioni per riporre fede nella promessa di Dio relativa a un “seme”, o progenie, che un giorno avrebbe posto rimedio alle conseguenze di quanto era accaduto nell’Eden (Gen. 3:15-19).

3. Dai servitori di Dio

E' vero che ra gli esseri umani non c’erano modelli a cui Abele potesse ispirarsi; gli uomini, comunque, non erano le sole creature intelligenti presenti sulla terra a quel tempo. Quando Adamo ed Eva erano stati espulsi dal giardino, Geova aveva fatto in modo che né loro né i loro figli avessero accesso al paradiso terrestre. Infatti l’entrata del giardino era custodita da cherubini, angeli di rango molto elevato che Geova aveva posto lì assieme alla “fiammeggiante lama di una spada che roteava continuamente”. Genesi 3:24 dice "E così cacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiammeggiante lama di una spada che roteava continuamente per custodire la via dell’albero della vita.".

Pensate a questi cherubini, questi angeli maestosi che dall'espulsione di Adamo ed Eva fino al Diluvio universale (dove il giardino di Eden venne spazzato via) rimasero con questa spada che roteava!

Immaginate Abele che da ragazzo vedeva questi cherubini. Nella loro forma corporea, il loro aspetto avrà senz’altro rispecchiato l’immenso potere di cui disponevano. E quella “spada” sempre infuocata che continuava a roteare doveva fare una certa impressione. Man mano che cresceva, Abele non vide mai quei cherubini stancarsi e abbandonare le loro postazioni. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, quelle potenti creature intelligenti non si mossero da lì. In questo modo Abele capì che Geova Dio aveva dei servitori giusti e tenaci. In quei cherubini poté riscontrare la lealtà e l’ubbidienza a Geova che non c’erano nella sua famiglia. Senza dubbio l’esempio di quegli angeli rafforzò la sua fede.

Mentre la sua fede in Geova si consolidava, Abele desiderava trovare un modo per esprimerla concretamente. Ma cosa poteva offrire un semplice uomo al Creatore dell’universo? Senza dubbio Dio non aveva bisogno né dei doni né dell’aiuto degli esseri umani. Nel corso del tempo Abele comprese una profonda verità: per far felice il suo amorevole Padre bastava che gli offrisse, spinto dalle giuste motivazioni, il meglio di quello che aveva.

Abele si preparò a offrire alcune pecore del suo gregge. Scelse le migliori, le primogenite, offrendo anche quelle che, a parer suo, erano le parti di prima scelta. Intanto, anche Caino cercava di ottenere la benedizione e il favore di Dio, e si accinse a offrire alcuni prodotti agricoli. Ma i suoi motivi erano diversi da quelli di Abele. Questa differenza si palesò quando i due fratelli presentarono le loro offerte.

È possibile che entrambi i figli di Adamo avessero bruciato la loro offerta su degli altari, forse alla vista dei cherubini, i quali a quel tempo erano gli unici rappresentanti di Geova sulla terra. Questa fu la reazione di Geova: “guardava con favore ad Abele e alla sua offerta” (Gen. 4:4).

Abele offrì il meglio di ciò che aveva. Geova “guardava con favore” non solo “alla sua offerta” ma “ad Abele” stesso, che aveva agito spinto dal suo amore per lui e dalla sua fede autentica.

Nel caso di Caino le cose andarono diversamente. Geova “non guardò con alcun favore a Caino e alla sua offerta”. Le opere di Caino erano malvage!

Come molti oggi, a quanto pare Caino pensava che fosse sufficiente una devozione formale. Presto le sue azioni rivelarono mancanza di fede autentica e di amore nei confronti di Dio.

Quando si accorse di non aver ottenuto il favore di Geova, Caino cercò forse di imparare da Abele? No. Cominciò a covare rancore nei confronti del fratello. Geova vide quello che stava accadendo nel suo cuore e pazientemente cercò di farlo ragionare. Lo avvertì che il suo atteggiamento lo avrebbe portato a compiere un grave peccato e gli presentò la prospettiva di “un’esaltazione”, ovvero di ricevere la sua approvazione, se si fosse ravveduto (Gen. 4:6, 7).

Caino ignorò quell’avvertimento. Invitò il fratello a seguirlo nel campo nascondendo le sue vere intenzioni. Lì aggredì Abele e lo assassinò (Gen. 4:8). In un certo senso Abele fu la prima vittima della persecuzione religiosa, il primo martire. Ora era morto, ma la sua storia era tutt’altro che conclusa.

Con il suo esempio di fede Abele ci parla ancora. Pare sia vissuto circa cento anni, una vita breve per un uomo di quel tempo, ma Abele non li sprecò. Morì sapendo che il suo Padre celeste, Geova, lo amava e lo approvava (Ebr. 11:4). Possiamo star certi, quindi, che Geova lo custodisce nella sua infallibile memoria, in attesa di riportarlo in vita sulla terra trasformata in un paradiso (Giov. 5:28, 29). Se saremo determinati ad ascoltare Abele imitando la sua eccezionale fede, anche noi saremo lì e potremo fare la sua conoscenza.

Personalmente ho riflettuto su una cosa, oggi abbiamo molte più prove, molti più elementi per credere e adorare Dio e questo ci dovrebbe fare apprezzare ancora di più la relazione che abbiamo o possiamo avere con lui.

Anche noi possiamo vedere la creazione magnifica che ci circonda, gli scienziati trovano sempre più elementi affascinanti che mostrano la mente di un creatore.

Possiamo leggere la Bibbia e gli stessi storici confermano che la battaglie descritte in essa sono esatte anche come date e avvenimenti.

Riflettendo su questi esempi del passato sicuramente ci rafforzeremo e vorremo stringere un legame sempre più profondo con Dio.

Giacomo 4:8 dice "Accostatevi a Dio ed egli si accosterà a voi".

Ciao a tutti!

 
 
 

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