Gli animali ci rivelano la sapienza di Dio...come?N5
- taniavideotdg
- 2 dic 2015
- Tempo di lettura: 3 min
Buon giorno a tutti e benvenuti a questo nuovo post!
Iniziamo subito ad esaminare gli argomenti di oggi:
1- La pelle del serpente

Dato che strisciano, i serpenti hanno bisogno di una pelle che resista allo sfregamento cui è costantemente sottoposta. Alcune specie si spostano lungo ruvidi tronchi d’albero mentre altre si fanno strada nella sabbia, che ha un forte potere abrasivo. Cosa rende la pelle del serpente così resistente?
La pelle dei serpenti varia per spessore e struttura da una specie all’altra. Comunque c’è una cosa che accomuna la pelle di ogni serpente: all’esterno è dura mentre lo strato sottostante diventa sempre più morbido verso l’interno. Questo risulta vantaggioso perché, come dice la ricercatrice Marie-Christin Klein, “un materiale esternamente rigido che diventa sempre più flessibile all’interno distribuisce la forza di un urto su un’area più estesa”. La speciale conformazione della pelle crea sufficiente attrito fra il corpo e il terreno da permettere al serpente di spostarsi, ma allo stesso tempo ripartisce in maniera uniforme la pressione esercitata da oggetti appuntiti o taglienti, riducendo così al minimo i danni cutanei. Una pelle resistente è fondamentale, visto che di solito i serpenti la mutano soltanto una volta ogni due o tre mesi.
Materiali con proprietà simili alla pelle del serpente potrebbero risultare utili in campo medico, per esempio nella produzione di protesi antiscivolo ed estremamente resistenti. Inoltre realizzando macchinari e nastri trasportatori con parti ispirate alla struttura della pelle del serpente si potrebbe usare una minore quantità di lubrificanti inquinanti.
2- La capacità di memoria del DNA

I computer generano enormi quantità di dati da salvare per essere consultati all’occorrenza. Gli scienziati sperano di rivoluzionare le attuali tecniche di archiviazione digitale ispirandosi a un sistema presente in natura nettamente superiore: il DNA.
Il DNA delle cellule contiene miliardi di informazioni biologiche. “Siamo in grado di estrarlo da ossa di mammut [...] e di ricostruirne il senso”, dice Nick Goldman dell’Istituto Europeo di Bioinformatica. “È anche incredibilmente piccolo e denso, e non richiede energia elettrica per memorizzare i dati, per cui è facile da trasportare e conservare”. L’uomo può sfruttare il DNA per archiviare dati? I ricercatori dicono di sì.
Alcuni scienziati hanno prodotto DNA sintetico all’interno del quale hanno codificato testi, immagini e suoni praticamente nello stesso modo in cui i dati vengono salvati su dispositivi di memoria digitali. Questi ricercatori sono poi stati in grado di decodificare le informazioni immagazzinate nel DNA con un’accuratezza del 100 per cento. Stando agli scienziati, con questo metodo forse un giorno in un solo grammo di DNA artificiale si archivieranno le informazioni di ben 3.000.000 di CD, e i dati si potranno conservare per centinaia se non migliaia di anni. In teoria con questo sistema si potrebbe realizzare un archivio digitale del mondo intero. Per questo il DNA è stato definito “la quintessenza dell’hard disk”.
3-Lo scheletro “che vede” della stella serpentina

Lella serpentina della specie Ophiocoma wendtii è dotata di una straordinaria “corazza” sulla superficie superiore. Questa parte dello scheletro, infatti, è tempestata di minuscole lenti che la rendono un occhio composto.
I piccoli cristalli presenti sullo scheletro si comportano come microlenti molto efficienti
Esaminando lo scheletro della stella serpentina, gli scienziati hanno notato “un’insolita serie di protuberanze trasparenti molto fitte, ognuna delle quali più sottile di un capello”, riporta la rivista Natural History. L’esame ha rivelato che questi piccoli cristalli di carbonato di calcio (calcite) si comportano come microlenti molto efficienti che focalizzano la luce su terminazioni nervose fotosensibili situate al di sotto dello scheletro. Inoltre le lenti sono esattamente della forma necessaria per produrre immagini non distorte.

Secondo la biologa Joanna Aizenberg l’ambivalenza dello scheletro della stella serpentina “dimostra un principio importante: in biologia spesso l’uso dei materiali è ottimizzato per lo svolgimento di più funzioni”.
Andando a lezione da questa piccola creatura marina, alcuni ricercatori hanno messo a punto un metodo semplice e a basso costo per la produzione di matrici di microlenti in carbonato di calcio. Le matrici trovano applicazione in molti campi, compreso quello delle telecomunicazioni, dove vengono impiegate come conduttori di segnali luminosi nelle fibre ottiche.
Anche oggi abbiamo visto tre aspetti che forse non ci erano molto noti.
Lo sò che lo dico sempre, ma sono davvero entusiasta di vedere aspetti della natura che dimostrano l'opera di una mente davvero geniale.
Ciao a tutti e al prossimo video!
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